Guida alle Digital Soft Skills, le competenze di base di cui non si può più fare a meno.

Quali solo le competenze trasversali, che riguardano cioè relazioni e comportamenti delle persone in qualsiasi contesto lavorativo, che consentono di utilizzare efficacemente i nuovi strumenti digitali?

Per competere nell’era del digitale, tutte le organizzazioni devono affrontare la sfida di adeguare le competenze degli individui al nuovo contesto lavorativo. Il digitale è pervasivo. Ogni singola funzione e quasi tutte le figure professionali ne sono toccate: HR, finance, marketing, vendite, logistica, ricerca & sviluppo.

Nell’Unione Europea si è stimato che nel 2016 circa il 37% della forza lavoro avesse competenze digitali insufficienti per portare avanti il proprio lavoro. Oggi siamo ancora lontani dall’ottenere risultati apprezzabili in termini di maggiore diffusione delle competenze digitali, visto che il miglioramento rispetto a cinque anni prima è stato solo dell’1%.

Sebbene ogni lavoro e professione, inquadrato all’interno del proprio ambito di attività, sia caratterizzato da un patrimonio di competenze specifico, alcune di queste possono essere considerate di base e trasversali alle organizzazioni. Uno degli ambiti considerati dal modello Digital DNA è quello delle Digital Soft Skills, ovvero le competenze trasversali tipiche del digitale. Appartengono a quest’area, cioè, le competenze di tipo relazionale e comportamentale che consentono alle persone di utilizzare efficacemente i nuovi strumenti digitali.

KNOWLEDGE NETWORKING:

è la capacità di identificare, salvare, organizzare, dare valore e condividere informazioni disponibili online sui social network e nelle comunità virtuali.

Competenze

·       Navigare, ricercare e filtrare dati, informazioni e contenuti digitali

·       Valutare dati, informazioni e contenuti digitali

·       Sviluppare contenuti digitali

·       Integrare e rielaborare contenuti digitali

·       Gestire dati, informazioni e contenuti digitali

·       Condividere con le tecnologie digitali


VIRTUAL COMMUNICATION:

è la capacità di comunicare efficacemente, coordinare i progetti e gestire la propria identità digitale in ambienti digitali.

Competenze

·       Interagire con le tecnologie digitali

·       Collaborare attraverso le tecnologie digitali

·       Gestire l’identità digitale

·       Strutturare contenuti digitali in modo visuale


DIGITAL AWARENESS:

significa essere in grado di comprendere l’uso corretto degli strumenti digitali con la dovuta attenzione all’equilibrio tra vita professionale e salute personale.

Competenze

·       Proteggere i dispositivi

·       Proteggere i dati personali e la privacy

·       Tutelare la salute e il benessere

·       Netiquette


SELF EMPOWERMENT:

significa possedere le conoscenze necessarie e padroneggiare gli strumenti digitali per risolvere i problemi; essere in grado di risolvere problemi complessi attraverso un utilizzo consapevole degli strumenti digitali.

Competenze

·       Risolvere problemi tecnici

·       Identificare i bisogni e le risposte tecnologiche

·       Identificare i gap di competenza digitale

·       Essere aperto


Fonte: Digital4

Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro

” Due scenari per il lavoro del futuro ” di Luca De Biase

Sono passati quasi vent’anni dalla pubblicazione de “Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro” di Ulrich Beck. Il sottotitolo dell’edizione italiana curata da Einaudi era “Tramonto delle sicurezze e nuovo impegno civile”: la prima parte della frase si è avverata. Il corpo del libro era dedicato all’analisi di scenari collegati all’emergere di un’economia basata sull’informazione. La discussione non si è molto allontanata dalle questioni sollevate da Beck: l’informatica modifica le logiche del lavoro, mette in discussione i posti di lavoro tradizionali, aumenta le possibilità di progettare forme di lavoro inquadrate in un’economia attenta alla sostenibilità, ma suggerisce anche forme di autoimpiego che si alternano tra la retorica dell’”imprenditore di sé stesso” e la trappola della “flessibilità precaria”.

Mauro Magatti, autore di “Cambio di paradigma. Uscire dalla crisi pensando il futuro” (Feltrinelli, 2017). Sottolinea a sua volta due scenari: “efficienza per sicurezza” e “sostenibile contributivo”. Il primo scenario è descritto dal grande pensatore francese Bernard Stiegler con il termine “grammatizzazione”: «L’insieme delle dinamiche di registrazione, formalizzazione e discretizzazione che permettono l’archiviazione e la riproducibilità di gesti e linguaggi» che il digitale porta alle estreme conseguenze. «Per questa via, la soluzione alla crisi nella quale ci troviamo potrebbe prendere la forma di un neotaylorismo digitale». Quello che per il sociologo Antonio Casilli conduce gli umani a lavorare al servizio delle macchine. L’altro scenario, invece, discende dalla «convinzione, come ha di recente ricordato Joseph Stiglitz, che l’unica prosperità possibile è quella condivisa». E la chiave di tutto è nella sostenibilità. In questo scenario la produzione di beni si arricchisce di una dimensione ulteriore. Oltre l’economia del mercato e quella dello stato, esiste uno spazio intersoggettivo nel quale si perseguono finalità orientate alla qualità della vita. Per esempio, l’edilizia che non produce più soltanto nuove case ma riqualifica quelle esistenti dal punto di vista energetico e ristruttura i quartieri per creare spazi di relazione al servizio di una popolazione che invecchia si muove nella direzione della qualità della vita ma non in relazione a una domanda individuale o statale: dipende da una complessità di spinte che coinvolgono capitali per gli investimenti, organizzazioni di comunità, incentivi fiscali e molto altro. Chi organizza la domanda per l’edilizia del futuro svolge un lavoro che merita un compenso, anche se il committente non è lo stato e anche se la prestazione non è di mercato. L’economia della felicità ritorna a far sentire la sua ispirazione.

Il dossier sul lavoro del futuro sul Sole 24 Ore:
Il lavoro del futuro una realtà già in atto
Innovazione per abbracciare le opportunità
Cogito, ergo capisco come voi umani
Se il «progetto» rappresenta l’architettura del successo
Le macchine pensate come un insieme
Gli (in)dipendenti della Gig economy
Un mercato sempre più polarizzato
Dagli ecosistemi più posti e maggiore integrazione
Tra neotaylorismo e prosperità condivisa